Commodore 64

Il Commodore 64 (abbreviazioni diffuse: “C64”, “C-64”, “C= 64”, “CBM 64”, “64”) è un home computer della Commodore Business Machines Inc. commercializzato dal 1982 al 1993. Nato come evoluzione del Commodore VIC-20, ed in grado di offrire capacità grafiche e sonore migliori rispetto al predecessore, a scapito però della compatibilità software, sono state commercializzate diverse varianti. Evoluzioni furono invece il Commodore 128, il Commodore 128D e il Commodore 65, tutti compatibili a livello software con il Commodore 64. I primi due sono stati commercializzati a partire dal 1985, il terzo è rimasto allo stadio di prototipo, mentre la produzione cessò nel 1992. Nel 2004 venne lanciata sul mercato una macchina ispirata al famoso home computer: il Commodore 64 DTV.

Il progetto e la realizzazione

Nel gennaio 1981, la sussidiaria della Commodore International per la progettazione di circuiti integrati, la MOS Technology Inc. iniziò il progetto dei chip grafico e sonoro per una nuova generazione di console per videogiochi. Il lavoro di progettazione per i chip fu completato in novembre, ma il progetto della console venne cancellato dopo un meeting con il presidente della Commodore, Jack Tramiel, il quale voleva che i chip formassero la base per un computer con 64 kB di RAM, il doppio del quantitativo di RAM di molti dei personal computer disponibili nel tardo 1981. Sebbene 64 Kb di RAM fossero molto costosi, Tramiel sapeva che i prezzi della DRAM stavano crollando e che sarebbero alla fine calati a un livello accettabile prima di passare alla piena produzione.

Alla squadra di progettazione furono dati meno di due mesi per sviluppare un prototipo che potesse essere mostrato all’International Winter Consumer Electronics Show, nel gennaio 1982. Come ricorda David A. Ziembicki, il C64 fece un debutto impressionante: “Tutto quello che vedemmo al nostro stand erano le persone dell’Atari con la mascella spalancata, che dicevano “Come potete farlo per solo 595 dollari?”. Il costo di costruzione di ogni C64 è stimato attorno ai 135 dollari, grazie all’integrazione verticale e, più crucialmente, ai vantaggi della fabbricazione dei circuiti integrati della MOS Technology. Questo rendeva possibile un ampio margine di guadagno con il quale lavorare. Il nome adottato dalla casa costruttrice fu inizialmente Commodore VIC-30, ma prima della distribuzione venne cambiato in Commodore 64.[senza fonte]

La presentazione al pubblico

Il Commodore 64 è stato annunciato all’International Winter Consumer Electronics Show del 1982 (7–10 gennaio 1982 – Las Vegas Convention Center – Las Vegas, Nevada, Stati Uniti) durante il quale ne è stato anche mostrato un prototipo. Cinque mesi dopo è stato presentato in anteprima mondiale all’International Summer Consumer Electronics Show del 1982 (6–9 giugno 1982 – McCormick Place – Chicago, Illinois, Stati Uniti). Nell’agosto 1982 è iniziata la vendita al dettaglio negli Stati Uniti con un prezzo di lancio di 595 dollari.
Il Commodore 64 venne inizialmente costruito usando lo stesso chassis del Vic-20 al fine di mantenere bassi i costi di produzione. Dopo alcuni anni, la Commodore cambiò leggermente l’estetica del computer assieme ad altri cambiamenti minori, ribattezzandolo 64C.

In Italia il Commodore 64 è stato presentato in anteprima allo SMAU del 1982 (17–23 settembre 1982 – Fiera di Milano – Milano) dove Commodore International Ltd. era presente ufficialmente con un proprio stand.[2] I visitatori non hanno potuto vederlo in funzione ma solo ammirarlo dietro una vetrinetta posizionata al centro dello stand.[3] L’importazione e la distribuzione autorizzata del Commodore 64 in Italia è stata curata direttamente dalla Commodore International Ltd. attraverso la propria consociata italiana Commodore Italiana S.r.l. che lo ha reso disponibile per la vendita al dettaglio a partire dal marzo 1983 con un prezzo di listino di 973.500 lire,[4] listino in cui il Commodore 64 è rimasto fino al dicembre 1993 con un prezzo ribassato più volte.

Il successo sul mercato

Il C64 fronteggiò una vasta gamma di macchine concorrenti, dopo la sua introduzione nell’agosto 1982. Con un impressionante prezzo di listino e con il suo hardware avanzato, superò velocemente molti dei suoi concorrenti. Negli Stati Uniti i più grandi concorrenti del C64 erano l’Atari 800 e l’Apple II. L’Atari 800 era molto simile in termini di hardware, ma era molto costoso da costruire, il che forzò l’Atari a spostare la sua produzione nell’Asia orientale. Costrinse anche l’Atari a riprogettare le loro macchine per essere più economiche, dando la luce alla linea dei 400/800XL. L’ormai vecchio Apple II non poteva competere con l’hardware del C64, ma era molto espandibile grazie ai suoi slot interni, una caratteristica che il C64 non aveva. Nel Regno Unito i concorrenti principali del C64 erano il britannico Sinclair ZX Spectrum e l’Amstrad CPC. Distribuito qualche mese prima del C64 e venduto a quasi metà del suo prezzo, lo Spectrum diventò rapidamente leader del mercato.

Il C64 competerà in popolarità con lo Spectrum nella seconda meta degli anni ottanta, sopravvivendo allo stesso quando ne fu cessata la produzione, nel 1992. La chiave del successo del C64 furono le aggressive tattiche di marketing, che portarono a venderlo nei grandi magazzini, nei discount e nei negozi di giocattoli, oltre che nella rete di rivenditori autorizzati. Questo gli consentì, come al suo predecessore VIC 20, di competere con le console per videogiochi. Nel 1983 la Commodore offrì, negli Stati Uniti, un incentivo di 100 dollari all’acquisto di un C64, ritirando un qualsiasi computer o una console per videogiochi. Il successo del VIC-20 e del C64 contribuì anche in modo significativo all’uscita di scena della Texas Instruments dal campo degli home computer, significative furono le vicende del TI-99/4A ed il crack dei videogiochi del 1983.

La demoscene

A parte qualche affezionato utente, il C64 perse la leadership quando furono messi in vendita l’Atari ST a 16 bit e il Commodore Amiga, a metà anni ottanta. Tuttavia la differenza tra i C64 PAL e quelli NTSC, in quanto i due standard televisivi causano problemi di compatibilità tra le versioni statunitensi/canadesi e quelle del resto del mondo, ha fatto sì che la maggior parte dei demo hanno funzionato solo sulle versioni PAL. La demoscene non si è spenta del tutto; anzi sono anche sviluppati nuovi giochi (alcuni dei migliori disponibili tramite Protovision), uno dei ultimi giochi che hanno riscosso maggior successo è Enhanced Newcomer.[senza fonte]All’epoca della sua introduzione negli anni ottanta le capacità grafiche del C64 erano uguagliate solo dalla famiglia Atari a 8 bit. Era il periodo in cui la maggior parte dei PC IBM compatibili avevano solo schede grafiche in modalità testuale, schermi ai fosfori verdi e un suono molto modesto proveniente da un piccolo tweeter interno. Grazie alla sua grafica e al suo sonoro avanzato, il C64 è spesso accreditato di aver iniziato la sottocultura informatica conosciuta come demoscene. Nel nuovo millennio è usato attivamente come macchina per demo, specialmente per quanto riguarda la parte musicale (il suo chip sonoro è persino usato in particolari schede sonore per PC).

Le periferiche, i successori e la fine

Nel 1984 la Commodore distribuì l’SX-64, una versione portatile del C64. L’SX-64 si distingueva per essere il primo computer portatile a colori. L’unità base comprendeva uno schermo CRT da 127mm e un floppy disk drive 1541 (in origine l’unità doveva avere schermo in bianco e nero e doppio floppy: il prototipo era stato annunciato con il nome SX-100). Ne furono vendute meno di 10.000 unità quando ne fu smessa la produzione, nel 1986. La Commodore tentò nel 1984 di rimpiazzare il C64 con il Commodore Plus/4, che offriva la visualizzazione di un maggior numero di colori, una versione più evoluta del BASIC (la V3.5), e del software integrato, ma fece l’errore strategico di renderlo incompatibile con l’ampia gamma di software del C64. In più, nel Plus/4 mancava una gestione hardware degli sprite e aveva un suono molto inferiore, deludendo nelle due aree che avevano reso il C64 un prodotto di successo nel mercato. La nuova macchina fallì, mentre il C64 continuò a essere venduto.

La Commodore ripropose nel 1985, col Commodore 128 (e la sua variante 128D), un nuovo successore del C64, ma questa volta prendendo in considerazione quegli aspetti che avevano deciso il successo del C64 e il fallimento del Plus/4. Oltre a non essere in nulla inferiori al C64 e a offrire piena compatibilità con il software del predecessore, i C128 introdussero una lunga lista di miglioramenti molto richiesti: un BASIC (v7.0) strutturato, con comandi per la grafica e il suono; un display a 80 colonne, piena compatibilità con CP/M e 128 kB di RAM. Con l’entrata nel mercato del Commodore 128 e dei computer più avanzati di altri costruttori, la società posizionò il 64 come computer entry-level, abbassando di conseguenza il prezzo. Nel 1986, la Commodore mise in vendita il Commodore 64C (C64C), che era identico all’originale come funzionalità, rimodellandone solo il design esterno seguendo l’estetica del C128 e degli altri computer del momento. Negli Stati Uniti, il C64C veniva spesso venduto con il sistema operativo GEOS, dotato di un’interfaccia grafica.

Il C64 continuò ad avere un notevole successo sino all’inizio degli anni novanta del XX secolo; nel 1990 il C64 fu venduto sotto forma di una console da gioco, chiamata Commodore 64 Games System (C64GS). Consisteva principalmente in una scheda madre del C64 modificata per orientare il connettore per le cartucce in posizione verticale, per consentire l’inserimento delle stesse dall’alto. Anziché presentarsi all’avvio con l’interprete BASIC, veniva mostrata una schermata per invitare l’utente all’inserimento di una cartuccia. Il C64GS fu un altro fallimento per la Commodore e non fu nemmeno commercializzato fuori dall’Europa. Nel tentativo di liberare i magazzini, le moltissime unità rimaste invendute furono svendute. Tra il 1990 ed il 1991, fu progettato un potenziale successore avanzato del C64, il Commodore 65 (anche conosciuto come C64DX), ma non fu mai immesso nel mercato. Il C64 uscì di produzione all’inizio del 1994. Di lì a poco seguì il fallimento della società produttrice, la Commodore International, avvenuto nell’aprile del 1994, a causa di errate scelte di gestione effettuate dal gruppo dirigenziale volte alla massimizzazione dei profitti mediante la produzione di componentistica di scarso pregio e ad errori di marketing dei propri prodotti.[5]

Gli anni 2000 e il rilancio

A partire dai primi anni 2000 si è avuto un nuovo interesse per la macchina; nell’estate del 2004, dopo un’assenza dal mercato di più di 10 anni, il costruttore di PC Tulip Computers BV (proprietaria del marchio Commodore dal 1997) annunciò il C64 Direct-to-TV (C64DTV), un TV game costruito all’interno di un joystick, basato sul C64 e contenente 30 giochi direttamente in ROM. Il C64DTV, progettato da Jeri Ellsworth, una progettista di computer autodidatta, era simile, nel concetto, ad altre mini console che si sono affermate nel mercato ludico nei primi anni del duemila, basate sull’Atari 2600 o sull’Intellivision. Il prodotto era pubblicizzato su QVC negli USA nella stagione natalizia 2004. Nel 2011 Commodore USA realizzò un PC con chasiss della stessa forma del modello del 1982 che utilizzava una distribuzione GNU/Linux dedicata all’home computer, chiamata Commodore OS Vision, basata su Ubuntu 10.10. la macchina in versione basica era dotata di microprocessore Intel Atom dual core e di hard disk di 160 gigabites, con porte USB e VGA video.[7]

Nell’estate 2015 la CBM Ltd (la sede legale di Commodore a Londra) annunciò di mettere sul mercato telefonico il primo smartphone Android marchiato Commodore, il Commodore PET Phone, prodotto in collaborazione con l’azienda telefonica cinese Orgtec. Il nome è un chiaro riferimento al modello di computer Commodore PET. Il telefono si basa su una CPU ARM Cortex-A8 ed una scheda grafica Qualcomm Snapdragon e si basa sul sistema operativo Android Lollipop 5.0. Inoltre è stato confermato che saranno inclusi due emulatori per girare i vecchi software e giochi degli originali Commodore 64 e Amiga.[8][9]

L’hardware

Il Commodore 64 usava il microprocessore MOS Technology 6510, con 64 KB di RAM e 20 KB di ROM con il KERNAL e il CBM BASIC versione 2.0: audio e video erano gestiti da due chip separati. Poiché il processore 6510 poteva indirizzare solo 64 KB di memoria in tutto, 20 KB della RAM erano nascosti dalla ROM. Un registro permetteva di mappare in memoria la RAM nascosta escludendo la ROM, cosa molto utile nei programmi assembly che non avevano bisogno dell’interprete BASIC. Il progetto hardware originale del Commodore 64 fu opera di un gruppo di circa dodici ingegneri i quali, successivamente, lasciarono la Commodore.

Il microprocessore

Il microprocessore utilizzato era il MOS Technology 6510, una versione modificata del 6502 con alcuni registri hardware aggiuntivi nelle locazioni $00 e $01, per il registratore a cassette, che veniva gestito direttamente dal microprocessore, e per la configurazione di memoria. La frequenza di clock era pari a 0,9875 MHz. Le istruzioni più semplici prendevano almeno 2 cicli di clock, quelle più complicate 7. Quindi il Commodore 64 aveva una potenza di calcolo di una piccola frazione di MIPS. Poteva però delegare molti compiti ai due chip aggiuntivi descritti di seguito (più il CIA, Complex Interface Adapter = Adattatore di interfaccia complessa). Questa caratteristica, cioè l’architettura a coprocessori, costituì la base sulla quale venne in seguito sviluppato il primo computer Amiga dalla Hi-Toro, il quale venne poi commercializzato ed ulteriormente sviluppato dalla Commodore e spopolò negli anni ottanta e nei primi anni novanta con i successivi modelli.

Esistevano anche delle schede aggiuntive Z-80, che consentivano di utilizzare lo Zilog Z80 (evoluzione dell’Intel 8080A) sul Commodore 64. Una di queste era la cartuccia CP/M Z80 della Commodore che permetteva di utilizzare il suddetto OS (versione 2.2) tramite una combinazione di emulazione hardware/software.

Il chip video

Il Commodore 64 possedeva un chip video (VIC-II) che poteva produrre 16 colori (L’illusione ottica di un numero maggiore di colori era ottenibile con particolari algoritmi software). Aveva una risoluzione massima di 320 x 200 punti nel modo “hi-res” (2 colori possibili per ogni cella 8 x 8), e di 160 x 200 nel modo “multicolor” (4 colori possibili per ogni cella 4 x 8, con pixel di larghezza doppia). Il modo testo forniva una visualizzazione di 40 colonne per 25 righe. Il font di caratteri di default era modificabile (bastava ordinare al circuito grafico di prelevare le definizioni dei caratteri dalla RAM anziché dalla ROM). Il chip gestiva fino a 8 sprite hardware, cioè delle forme grafiche facilmente gestibili dal chip per ottenere immagini e animazioni, disegnate sopra allo schermo tradizionale. Il VIC-II era capace di generare un interrupt in una qualunque linea di scansione del video desiderata. Questo permetteva al programmatore di riprogrammarlo “al volo” in modo da usare un set di parametri diverso per zone diverse dello schermo, per esempio per riutilizzare un’altra volta gli 8 sprite, avendone così 16 o anche più disponibili sullo schermo (fino a 144 in alcuni complicati Demo). I registri del VIC-II sono memory-mapped agli indirizzi di memoria $D000-$D02E (in decimale 53248-53294), quindi nella configurazione normale la RAM a quegli indirizzi non era disponibile contemporaneamente ai registri del VIC-II.

Il chip audio

Il supporto audio superava tutti i computer della stessa classe. Alla base c’era il chip SID 6581, progettato da Bob Yannes (il progettista del VIC-20), che poteva riprodurre tre voci hardware, permettendo la riproduzione della voce umana senza hardware aggiuntivo (vedere ad esempio il programma “SAM” – Software Automatic Mouth = “bocca automatica software”). A livello di sintesi, il SID costruiva i suoni a partire da quattro forme d’onda basilari – a Impulsi o Quadra, Triangolare, a Dente di Sega, Rumore Bianco – più l’ADSR. Il numero di voci poteva essere “aumentato” mediante tecniche software che aggiungevano campionamenti audio PWM, perché il SID poteva anche campionare segnali analogici, con risoluzione di 4 bit. Anche i registri di controllo del SID, come quelli del VIC-II, erano memory-mapped (essendo il SID, così come il VIC-II, il CIA, ecc. un adattatore di interfaccia, cioè mappato in memoria) agli indirizzi $D400-$D41C (decimale 54272-54300).

Le revisioni

La riduzione dei costi fu la forza trainante per le revisioni della scheda madre del C64. Ridurre i costi di produzione era vitale per la sopravvivenza della Commodore, durante la guerra dei prezzi e negli anni di magra dell’era dei 16-bit. La scheda madre originale del C64 (basata su NMOS) passò per due importanti riprogettazioni (e numerose sotto-revisioni) che cambiavano la posizione dei chip VIC-II, SID e PLA. Inizialmente una larga fetta dei costi fu abbassata riducendo il numero di componenti discreti usati, come diodi e resistori.

Il VIC-II fu prodotto con la tecnologia MOS a 5 micrometri, con una frequenza di 8 MHz. Ad una frequenza così alta, generava parecchio calore, rendendo necessario alla MOS Technology l’uso di un DIL ceramico (chiamato CERDIP). L’integrato ceramico era più costoso, ma dissipava il calore più efficacemente della plastica.

Dopo una riprogettazione nel 1983, il VIC-II fu prodotto usando un contenitore plastico di tipo DIL, riducendo di molto i costi, senza però risolvere il problema del calore. Senza un contenitore in ceramica, il VIC-II ha richiesto l’uso di un dissipatore di calore. Per evitare ulteriori costi, la protezione metallica elettromagnetica fu utilizzata come dissipatore di calore per il VIC, anche se non tutte le unità furono equipaggiate con questo tipo di protezione. Molti Commodore 64 venduti nell’Europa furono forniti di una protezione di cartone, ricoperto di uno strato metallizzato.

L’efficacia della protezione fu molto dubbia, e nel peggior dei modi ha funzionato come isolante, bloccando il flusso d’aria trattenendo il calore generato dai chip SID, VIC e PLA. Il SID fu fabbricato usando la tecnologia NMOS a 6 e 7 micrometri. Il prototipo del SID e quelli presenti in alcuni modelli pre-produzione presentavano un contenitore in ceramica DIL, ma sono estremamente rari (al contrario del VIC-II, più diffuso ma comunque raro). La maggior parte dei contenitori dei SID erano prodotti in plastica.

Nel 1986, la Commodore fece l’ultima versione della scheda madre “classica”. Era identica alla versione del 1984, ad eccezione dei 2 chip DRAM per la memoria, anziché gli originali 8. Questa scheda era siglata ASSY 250466

Dopo l’uscita del C64C, la MOS Technology iniziò ad utilizzare la tecnologia HMOS nel chipset del C64. Il beneficio più evidente era che richiedeva meno voltaggio e di conseguenza produceva meno calore. Questo migliorò l’efficienza dei chip SID e VIC-II. Il nuovo chipset fu rinominato come 85xx. Nel 1987, la Commodore mise in vendita il C64C con una scheda madre ridisegnata completamente. Questa scheda madre era nota come una “scheda corta”. La nuova scheda aveva il nuovo chipset HMOS, con i nuovi chip PLA a 64-pin. Il nuovo “SuperPLA” integrava molti componenti e chip a transistor. La RAM 2114 color fu integrata nell’ultima versione del PLA.

Una nota curiosa proviene da alcuni manuali del Commodore 64 che riportano la foto di un esemplare, probabilmente un prototipo, dotato di tasti dalla forma squadrata e dalle serigrafie piuttosto grandi, come quelli tipici dei PET serie 4000. A differenza del VIC-20, che effettivamente fu prodotto anche con tale tastiera, non si ha notizia di una tale variante del Commodore 64 tra gli esemplari di produzione.

Periferiche

Memorie di massa

Se negli Stati Uniti i floppy drive erano la memoria di massa più utilizzata, in Europa il C64 era utilizzato spesso con il registratore a cassette (indicato commercialmente dalla ditta come Datassette), che era una periferica decisamente più economica. Il supporto di memorizzazione impiegato per la memorizzazione dei dati era la popolare cassetta a nastro magnetico, ampiamente diffusa allora soprattutto per la riproduzioni di musica (le musicassette), ma che risultava decisamente più lenta dei dischi floppy. Per ovviare a questo problema si diffusero alcuni turbo-loader che velocizzavano la velocità di caricamento da nastro.

Novaload era il più popolare turbo-loader, utilizzato dalla maggioranza degli sviluppatori americani ed inglesi per le versioni su nastro dei giochi commerciali. Accanto a questo ve ne erano altri come Cyberload, Visiload, Wildsave e altri ancora. I caricamenti che avvenivano con Invade-a-load! permettevano di poter giocare ad un gioco (come Space Invaders) durante il caricamento. Ulteriori velocizzatori dei caricamenti, divenuti popolari a livello amatoriale, erano il Turbo Tape 64 di Stephan Senz, che andava caricato in memoria prima del programma da caricare, e successivamente il Turbotape (diffusosi in Italia col nome di Connection o Superturbo) pubblicato per la prima volta dalla rivista statunitense Compute! Gazette[10] e che una volta salvato il gioco nel formato velocizzato non necessitava più di essere caricato.

Registratore a cassette

Inizialmente era disponibile la sola memoria a cassette magnetiche, ossia le comuni cassette audio su cui dati e programmi venivano registrati codificandoli su frequenze di alcuni kHz. L’unità a cassette (Datassette C2N) era piuttosto lenta e, se non ben pulita e calibrata, talvolta inaffidabile nei caricamenti: dopo attese medio-lunghe non era insolito trovarsi sullo schermo la scritta “LOAD ERROR”, ossia errore nel caricamento, ed essere costretti a ricominciare da capo l’operazione. Quest’ultimo difetto era imputabile nella maggioranza dei casi alla testina di lettura dell’unità a cassette, che dopo molte ore di funzionamento si sporcava oppure perdeva l’allineamento con il nastro richiedendo una regolazione dell’azimuth. In altri casi gli errori di lettura erano imputabili a nastri di scarsa qualità o che si rovinavano in seguito ad un loro continuo utilizzo.

Il BASIC del C64 implementava un metodo, che non sempre risultava efficace, che permetteva di controllare la correttezza del caricamento in memoria dei programmi da nastro. Questo avveniva esclusivamente con i salvataggi effettuati normalmente senza utilizzare programmi turbo: il programma tramite il comando “SAVE” veniva salvato due volte consecutivamente e, durante la fase di lettura del programma e in maniera totalmente invisibile all’utente, venivano lette entrambe le registrazioni e successivamente confrontate tra loro. Se le due copie non corrispondevano tra di loro veniva generato il “LOAD ERROR”. Questa forma di controllo avveniva a scapito della velocità, dal momento che raddoppiava i tempi di caricamento, già di per sé lento. Per questo motivo in fase di caricamento era possibile bloccare il processo giunti oltre la metà della registrazione e, dopo una sequenza di POKE, ritrovarsi il programma in memoria e funzionante. Era inoltre possibile l’uso di loader/saver alternativi a quelli del sistema operativo, che permettevano dei caricamenti e salvataggi su cassetta più veloci. Un particolare segnale identificava l’inizio di un blocco dati (generalmente, un programma), e per poterlo trovare l’utente era generalmente costretto a scorrere lentamente la cassetta in modo Play. Il contatore di giri posto a lato della cassetta era usato come una sorta di “indice” per arrivare più rapidamente al programma voluto agendo sui tasti di avvolgimento e riavvolgimento veloce.

Sul mercato erano disponibili anche alcuni cloni del Datassette (non prodotti dalla Commodore), i quali, oltre ad essere perfettamente compatibili con l’apparecchio originale, presentavano delle utili funzioni aggiuntive. Il più famoso di questi apparecchi era il Magnum data recorder[11]. Questo registratore dava la possibilità di ascoltare, attraverso un piccolo altoparlante (cicalino) posto al suo interno, il suono registrato sulla cassetta in modo da facilitare il ritrovamento del programma sul nastro. Inoltre era presente una uscita audio nella quale poter inserire una cuffia: agendo sulla vite dell’azimut della testina con un piccolo cacciavite era possibile udire una leggera variazione dell’ampiezza del segnale e questo fatto facilitava la regolazione manuale dell’allineamento della testina in quanto ad un volume più alto in frequenza corrispondeva un corretto allineamento. Questa funzione era molto utile dato che quasi tutte le cassette, soprattutto quelle acquistate e che contenevano giochi con caricamenti fastloader, necessitavano di una corretta regolazione dell’azimut perché i programmi potessero essere caricati.

Il problema dell’allineamento della testina di lettura, ossia il fatto che la testina dovesse essere perfettamente perpendicolare alla traccia registrata su nastro, era di fondamentale importanza perché il programma potesse essere letto correttamente. In caso contrario potevano verificarsi dei “load error” al termine del caricamento, il reset del sistema, apparizione di caratteri casuali sullo schermo, la brusca interruzione del caricamento con la comparsa del messaggio “READY” su schermo ripulito, il messaggio di load error oppure semplicemente il computer ignorava il caricamento in corso.

Drive per floppy disk

Vennero prodotti 3 modelli di drive per il Commodore 64:Dopo il Datassette fu disponibile il floppy disk drive 1541, che accettava dischi da 5.25″ e trasferiva dati a velocità molto più elevata. Il 1541 aveva un processore 6502, simile a quello del computer principale (il 6510), e alcuni programmi lo sfruttavano come coprocessore per avere maggiore potenza di calcolo a disposizione. La presenza del microprocessore nel 1541 rendeva possibile a questa unità di operare in modo del tutto indipendente: ad esempio, era possibile formattare un floppy e, nel contempo, continuare a scrivere il proprio programma o effettuare un caricamento dalla unità a nastro. L’abbinamento Commodore 64 + 1541 costituiva così un sistema multiprocessore. Una curiosità è vedere il microprocessore dell’intera famiglia dei floppy C64 (6502 a 2 MHz) di velocità doppia rispetto quella dell’unità centrale, cosa necessaria per rispettare le temporizzazioni stringenti del formato floppy.

  • Commodore 1541 (per floppy disk da 5¼”)
  • Commodore 1571 (per floppy disk da 5¼”)
  • Commodore 1581 (per floppy disk da 3½”)

Il drive 1541 era incredibilmente lento nel caricamento dei programmi a causa del bus seriale male implementato, che era un derivato del Commodore VIC-20. Come nell’esempio seguente:

LOAD "*",8,1

*‘ indica l’ultimo programma caricato o il primo sul disco, ‘8‘ è il numero del drive floppy e ‘1‘ indica che il programma deve essere caricato all’indirizzo della memoria indicato nel suo header (ciò vale ovviamente per i programmi compilati).

Si scoprì che la lentezza nelle operazioni del drive floppy poteva essere risolta utilizzando software più intelligente e implementando un protocollo di trasferimento migliore tra il Commodore 64 e il drive floppy. Una compagnia, la Epyx, produsse la cartridge FastLoad che sostituiva alcune funzioni lente del 1541, velocizzando di 5 volte il caricamento dei programmi. La cartridge ebbe grande successo: molti rivenditori Commodore mettevano in vendita il drive 1541 con la cartridge Epyx.

Come alternativa gratuita alle varie cartridge FastLoad, furono creati numerosi programmi turbo-loader (acceleratori di caricamento), anche se avevano bisogno di essere caricati dopo ogni reset. I migliori di questi acceleratori erano capaci di aumentare la velocità di caricamento di circa 30 volte, a dimostrazione della cattiva implementazione del bus.

Pochi anni dopo, uscì la nuova versione, il drive 1541-II. Le uniche differenze furono la presenza di un alimentatore esterno e maggiore integrazione dei circuiti, per ridurre i costi.

La Commodore vendette anche un adattatore IEEE-488-standard, che poteva essere inserita nella porta d’espansione. Solo pochi potevano permettersi quest’espansione che sfruttava i drive IEEE, come la SFD-1001 1-megabyte, con i dischi da 5¼ pollici, i drive 4040 e 8050 e l’hard disk 9060/9090. A causa della lentezza del 1541 e del costo dell’adattatore e dei drive IEEE, furono venduti dei floppy drive non ufficiali che offrivano maggiore velocità rispetto al 1541, al costo di una minore compatibilità.

Uno dei vantaggi del bus seriale fu la possibilità di formare una catena di hardware: una periferica (un disco drive o una stampante) connessa al Commodore 64 e le altre connesse una all’altra. Questo permise alla Commodore di produrre (attraverso terze parti) la rarissima Commodore 4015, o switch VIC. Questo permetteva di connettere fino a 8 Commodore 64 e condividere le loro periferiche.

Comunicazione via seriale

Il basso costo dei modem favorì la diffusione di queste periferiche per la telecomunicazione. Negli Stati Uniti, la Quantum Computer Services (più tardi America Online) offriva un servizio online chiamato Quantum Link per il C64 che permetteva chat, downloads e giochi online. In Inghilterra, Compunet era un servizio online molto popolare per gli utenti C64 (anche se richiedeva modem speciali forniti dalla Compunet), dal 1984 fino ai primi ’90. In Germania, le leggi restrittive sull’uso della telefonia rallentò la diffusione dei modem.

Come nel VIC-20, C64 era privo di un vero chip UART come il 6551 e utilizzava un emulatore software. Questo limitò la velocità del bus a 2400 bit/s. Cartridges di terze parti con chip UART offrirono prestazioni migliori.

Altre periferiche

Il Commodore 64 era venduto con un joystick che poteva essere collegato ad una delle due porte disponibili. Molti giochi avevano la possibilità di gioco a due, e per questo era necessario acquistare separatamente un secondo joystick. Sul mercato ve ne erano di vari modelli, con funzioni aggiuntive come ad esempio il fuoco automatico attivabile tramite appositi pulsanti. Tra i joystick più noti ed apprezzati per questo computer figurano i modelli Albatros e Quickshot.

Il C64 poteva essere collegato ad un comune televisore sfruttando il collegamento d’antenna. Il segnale era rintracciabile sulla frequenza del canale UHF 36, che in Italia era libero (nessuna televisione poteva trasmettere su questa frequenza). Chi voleva immagini più definite poteva acquistare il monitor a colori Commodore 1701/1702 da 13 pollici. L’espansione di memoria ufficiale Commodore, modello 1764, era fornita assieme ad un alimentatore potenziato e conteneva 256 KB di memoria RAM. Il più famoso tra i pochi software a farne uso è stato il sistema operativo grafico GEOS.

Come per la famiglia degli Apple II, unità di accelerazione fornite da terze parti fornirono una velocità della CPU maggiore. A causa dei limiti del timer del chip VIC-II, gli acceleratori del C64 erano molto più complessi e costosi da implementare rispetto a quelli costruiti per gli altri computer. Gli acceleratori basati sul Western Design Center WDC 65C02, che di solito funzionavano a 4 MHz, e sul 65816 (fino a 20 MHz), comparirono sul mercato troppo tardi e ad un prezzo di 199 dollari, ed ebbero quindi una diffusione limitata.

La periferica prodotta da terze parti più interessante fu la SuperCPU della Creative Micro Designs che aumentava la frequenza della CPU a 20 MHz e fino a 16 Mb di RAM, se si disponeva della SuperRamCard. L’unico problema era che non c’era molto software che supportava la SuperCPU, ad eccezione di un Browser Web chiamato the Wave, un sistema operativo grafico stile UNIX o QNX, chiamato Wings (supportava il multitasking e aveva un client IRC e un programma email), alcuni demo e il videogioco Metal Dust, uno sparatutto. Altra periferica, piuttosto semisconosciuta, era il “Moog Song Producer”, interfaccia MIDI prodotta dalla Moog http://moogarchives.com/insong.htm . Vengono ancora prodotte nuove periferiche, principalmente per la memorizzazione in massa. Un lettore MP3 è in lavorazione.

Il sistema operativo

Il sistema operativo del Commodore 64 era costituito da tre componenti, separati ed interdipendenti. La particolare architettura che permetteva al C64 una modalità di indirizzamento della RAM “al di sotto delle ROM” permetteva modifiche in software a componenti del sistema, spesso mostrate a titolo di esperimento negli articoli delle riviste specializzate. Tali modifiche, ovviamente, andavano perdute allo spegnimento.

  1. Il KERNAL
  2. L’editor di schermo
  3. L’interprete BASIC (Commodore BASIC)

Il KERNAL era il kernel adottato dai Commodore 8-bit, utilizzato per la prima volta nel Commodore PET 2001 (1977), via via aggiornato nel corso degli anni. Esso è un insieme di routine preposte alla gestione dell’I/O (gestione dello schermo, della tastiera e di tutte le varie periferiche). Le routine potevano anche essere chiamate dall’utente mediante una jump table standardizzata: in questo modo, le chiamate alle routine presenti su tutte le versioni del KERNAL funzionavano correttamente su tutti i modelli Commodore 8-bit (nonostante le differenti mappe di memoria). I programmi in linguaggio macchina potevano così essere scritti più rapidamente, ed avevano un ragionevole grado di portabilità. Le subroutine di IRQ (interrupt) e NMI (non-maskable Interrupt) erano collocate in questa ROM: per evitare un blocco del sistema, i programmi che accedevano in lettura alla RAM sottostante vi dovevano piazzare precedentemente una finta routine NMI e disattivare l’IRQ. Il bus era concepito in modo tale che le scritture avvenivano in RAM anche quando la lettura era possibile dalla ROM.

L’editor di schermo era il programma preposto alle funzioni di immissione del testo da parte dell’utente, alloggiato nella medesima ROM del Kernel.

L’interprete BASIC, di diretta derivazione del Microsoft BASIC dell’allora neonata ditta di Redmond, consentiva all’utente di scrivere i programmi in BASIC, e più in generale di interagire con il sistema operativo, immettendo dei comandi nel modo diretto (come il comando LOAD per caricare un programma, oppure i comandi di gestione dell’unità a disco 1541). In questo modo era possibile interagire con la macchina. L’interprete usato nel C64 è il CBM BASIC V 2.0, privo di comandi per la gestione della grafica bit-map, sprite e di gestione del suono. In ogni caso, erano disponibili come estensione il Simons’ BASIC e numerosi altri interpreti, sia di tipo generico che specializzati. Tali estensioni del Basic erano in qualche raro caso disponibili sotto forma di cartridge, benché ad esempio il Simons’ Basic fosse disponibile anche come software puro. La scrittura di tali estensioni diventò un’attività sufficientemente diffusa nella seconda metà degli anni ottanta, quando in Italia videro la luce alcune produzioni notevoli, tra cui le routine grafiche di Danilo Toma per disegnare in wire-frame in tre dimensioni ed un emulatore (così chiamato dalla Systems che lo produsse, ma sarebbe più corretto chiamarlo “simulatore”) del GW-Basic dei PC IBM. La grafica ed il suono potevano essere gestiti anche da BASIC 2.0, utilizzando le istruzioni PEEK e POKE, rispettivamente per leggere e modificare un valore nella memoria (gli adattatori di interfaccia dei sistemi Commodore 8-bit erano infatti mappati in memoria). Tecnicamente, il BASIC ha bisogno del KERNAL per funzionare, ma non vale il viceversa: programmi in linguaggio macchina, una volta lanciati, disattivavano spesso la ROM BASIC per guadagnare ulteriori 12KB di memoria contigua (gli 8 liberati dalla ROM del Basic e un’area da 4KB successiva) rispetto ai 38 originali.

Per quanto riguarda la visualizzazione dei caratteri, un chip ROM di 4K (detto “generatore dei caratteri”) conteneva le bitmap 8×8 del particolare doppio set di caratteri di questi computer, in grado di offrire due tipi diversi di visualizzazione: maiuscolo/simboli (default all’accensione) e minuscolo/maiuscolo, con la posizione delle maiuscole e minuscole scambiata rispetto allo standard ASCII. Tali caratteristiche sono ereditate direttamente dal VIC-20. Era possibile ordinare al circuito grafico (VIC-II) di leggere le forme dei caratteri sulla RAM, in modo da poter utilizzare un set di caratteri personalizzato. Una versione svedese e una giapponese del Commodore 64 comprendevano una differente ROM dei caratteri e le necessarie modifiche al Kernel per gestirla. La versione giapponese aveva i caratteri locali collocati al posto dei simboli accessibili tramite il tasto modificatore col marchio Commodore (C=) ed il tasto Shift Lock diventava “C= lock”. Un cenno particolare meritano gli emulatori software scritti per Amiga, PC ed altri computer, che in qualche caso permettevano di caricare da file versioni alternative di ognuna delle ROM, includendo talora una versione ridisegnata dei caratteri di sistema.

Nel 1986 fu sviluppato, dalla Berkley Softworks, un sistema operativo con interfaccia grafica: GEOS (Graphical Environment Operating System), che ottenne un buon successo e che fu reso disponibile anche per il Commodore C128.

Progetti alternativi e quasi sempre di stampo amatoriale, come il sistema Lunix (Little Unix, da non confondersi con Linux), sono disponibili tramite siti FTP che contengono software per questa classe di computer. Fanno eccezione, per richiesta della Tulip che ne detiene i diritti, proprio le immagini delle ROM originali del sistema, scomparse anche dove presenti in precedenza.

Varianti

Venne commercializzato in tre varianti: il Commodore MAX, il Commodore Educator 64 e il Commodore SX-64, commercializzati rispettivamente a partire dal 1982, 1983 e 1984. Dal Commodore 64 sono inoltre derivate due console per videogiochi: il Commodore 64 Games System a partire dal 1990. All’inizio della produzione, Commodore utilizzò il case del Commodore VIC 20 ma con un diverso colore. Successivamente con lo sviluppo, nel 1982, del VIC 20 CR (Cost Reduction) fu prodotto un case identico nelle forme ma più basso (slim case). Il case slim fu adottato anche per Commodore 16.

Commodore 64 – Prima versione

La primissima versione, che si distingue per via della placchetta argento recante la scritta “Commodore” da un lato e “64” dall’altro. Questa versione è chiamata “Silver Label” dai collezionisti nelle aste online. Le versioni “Made in USA” hanno il logo Commodore stampato su una etichetta in alluminio satinato mentre quelle prodotti in Germania si differenziano per l’etichetta adesiva in plastica liscia. Presenta la classica forma a “biscotto” ed i tasti funzione grigi o arancioni (meno diffusi). I “silver label” montano la scheda madre ASSY 326298, la “original” come veniva chiamata internamente dalla Commodore, quella derivata direttamente dai prototipi. Dall’esterno la si può riconoscere per via del connettore video a 5 pin. Esiste anche una versione chiamata da alcuni “la scheda misteriosa” perché priva del numero di identificazione del modello (ASSY). Questa scheda è datata 1982 e riporta sul retro il numero di FAB 251022. Esteticamente questa scheda è una via di mezzo tra la “original” e la successiva ASSY 250407. Presenta infatti la medesima disposizione degli integrati della ASSY 326298, ma connettore video a 8 pin e sezione di alimentazione / condensatori simile alla ASSY 250407. Su entrambi i modelli è sempre presente il chip VIC II in ceramica. Al contrario il chip sonoro SID nello stesso materiale è estremamente raro.

Commodore 64 – Seconda versione

La versione più diffusa, prodotta nel 1982 presentava un case di colore grigio ed un arcobaleno stilizzato vicino alla scritta “Commodore 64”. Esistono sia in versione con tasti funzione arancioni che grigi, questi ultimi molto più comuni. A seconda dei mercati in questo modello possiamo trovare 4 tipi di scheda madre. Le più diffuse, sia in Europa che Stati Uniti, sono la “version A board” del 1983 (ASSY 250407-04) e la “version B board” del 1984 (ASSY 250425). Su qualche prima serie del 1983 è ancora possibile trovare il chip VIC II in ceramica. Rarissime invece su questo modello, e presenti solo sul mercato Europeo, le versioni di transizione e cioè le vecchie FAB 251002 e la “version B-2 board” (ASSY 250441-01). Infine, solo nei C64 prodotti in USA è possibile trovare qualche ASSY 326298 del 1982. Le ricerche indicano che il passaggio dal logo “Silver” al logo colorato dovrebbe essere avvenuto, sempre nei C64 made in Usa, intorno al numero seriale S…40000.

Commodore MAX

Anche conosciuto come Ultimax o Vic 10, era un Commodore 64 con appena 2,5kB di memoria, tastiera a membrana e ridotto numero di porte prodotto esclusivamente per il mercato giapponese. Era pensato come console per videogiochi.

Commodore SX-64 Executive

Una versione portatile del Commodore 64 con monitor a colori, tastiera separata e unità a dischi 1541 interna. Inizialmente annunciata con il nome SX-100 e uno schermo monocromatico, fu fatta evolvere in questo prodotto. Risulta prevista anche una versione DX-64 con doppio drive. Il codice di una delle ROM di questo computer fu modificato rispetto all’originale, con diversi colori di default all’accensione (più simili a quelli del Commodore VIC-20) e la disattivazione del codice per il funzionamento dell’unità a cassette, non prevista in questo modello. Anche la combinazione di tasti Shift+RunStop, una famosa scorciatoia per il LOAD (caricamento) di un programma da nastro, fu modificata per l’uso del drive interno. L’SX-64 Executive fu inoltre il primo home computer portatile a colori.

Commodore Educator 64

Il Commodore Educator 64 anche noto come PET64 o CBM4064, aveva un case simile al Commodore PET serie 4000 ed era pensato per il mercato educational statunitense. Queste unità erano normalmente ricavate da schede madri in origine guaste, successivamente riparate e ricarrozzate.

Commodore 64 Golden Edition

 « Edizione oro (dorata)
in occasione del milionesimo
C 64 in Germania
5 dicembre 1986 »

Commodore 64 tedesco “Golden Edition”

Per commemorare il milionesimo Commodore 64 prodotto in Germania, la Commodore tedesca (Commodore Büromaschinen GmbH) produsse una versione speciale in edizione limitata, chiamata (in tedesco) Golden Edition. Il computer era dorato ed avvitato su una piastra decorata con disegni di circuiti. La piastra recava una targhetta, che recitavaVennero presentate 200 unità (numero di serie 1’000’000 – 1’000’199) presso il museo BMW di Monaco di Baviera, affittato per l’occasione dalla Commodore: i computer non vennero venduti al pubblico, ma dati in quella manifestazione a rappresentanti della stampa e dell’economia. La macchina numero 1’000’058 venne donata alla rivista tedesca “64’er”. Su questi computer era indicato il numero di serie, scritto a penna, di fianco al logo Commodore. Inizialmente dovevano venirne prodotti solo 150, ma i numeri di serie arrivano a circa 350, forse 1000. Sebbene lo scopo di questi computer fosse commemorativo e decorativo, erano macchine perfettamente funzionanti.

Commodore 64C

Versione prodotta nel 1986, con un case ridisegnato, un profilo più basso e scheda madre più compatta, completamente reingegnerizzata. Dal punto di vista hardware aveva le stesse caratteristiche della versione del 1982, differendo solo per un modello più avanzato del microprocessore SID.[senza fonte] Le prime unità prodotte avevano le serigrafie della tastiera identiche a quelle del modello classico, mentre le successive ricevettero un nuovo disegno ed una disposizione diversa dei simboli, tutti sulla faccia superiore del tasto, vi è anche notizia di una terza versione (chiamata “joints”) in cui al posto di molte viti vi sono dei ganci integrati nel case che lo chiudono e tengono ferma la tastiera con i nuovi disegni. Nel 1987 venne venduta una versione con incluso l’adattatore telematico 6499. Si trattava di un modem 1200/75 baud (per l’accesso ai servizi Videotel) e 300/300 baud.

Una versione argentina di questo modello era assemblata localmente dalla società Drean per assecondare un particolare regime fiscale riservato all’industria locale e si riconosceva, oltre che per una differente etichetta di identificazione, per il LED di accensione tondo anziché rettangolare. Sul C64 C possiamo trovare tre tipi di board. La ASSY 250425 del 1984 ereditata dal vecchio modello e montata in esigue quantità solo dalla fabbrica tedesca, la ASSY 250466, identica alla precedente ma con 64K distribuiti su 2 chip invece di 8 e infine l’ultima evoluzione delle schede commodore 64 con la ASSY 250469 ad alta integrazione (board revision BN/E) utilizzata anche sul C64 G. Va precisato che fino al 1987 almeno due ASSY diverse coesistevano nella produzione, quindi è possibile trovare C64 C dotati delle vecchie schede. Solo a partire dalla fine del 1988 si è assistito ad una capillare diffusione della Revision BN/E su tutte le linee di produzione. Interessante notare che mentre nella prima serie, il case, seppur prodotto da varie fabbriche esibiva standard qualitativi pressoché identici, sul 64 C troviamo notevoli differenze tra i due tipi. Il case più economico fletteva sotto il peso della board e della tastiera producendo il classico scricchiolio. L’altro utilizzava plastiche migliori e molto più spesse dando l’idea (reale) di notevole solidità. Il C64 C veniva prodotto nelle fabbriche Commodore dislocate in Germania, Hong Kong e Cina.

Fonte: wikipedia

 

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